Un paesaggio che cambia in continuazione, passando prati del fondovalle alle atmosfere del bosco, dai verdeggianti pascoli alpini alle vette dolomitiche, dalle rocce granitiche ai ghiacciai perenni dell'Adamello. Avvolta in un irresistibile vortice di sport, divertimento e buona cucina, la Val Rendena è patria di origine dell'omonima vacca da latte, che qui gode di verdi pascoli, ed è conosciuta per la produzione della Spressa Dop. Non solo formaggi, ma anche un ampio paniere di salumi che da sempre vengono trasformati dai sapienti salumai rendenesi: il salame all'aglio della Val Rendena, la lucanica trentina, lo speck trentino, il cacciatore nostrano di Caderzone, la pancetta nostrana di Caderzone, le salamelle fresche, solo per citarne alcuni. Particolarissima a Spiazzo la distillazione delle radici di Genziana, Imperadoria e Ginepro, per ottenerne dei distillati esclusivi, unici nel loro genere (Distilleria Giovanni Boroni). Sono molte le piccole aziende agricole specializzate nella produzione di miele, ottenuto dalla variegata fioritura dei pascoli d'alta quota.
Dopo una giornata di intensa attività sportiva, con tennis, mountain bike, cavallo, pattinaggio, tiro con l'arco, o sulle ali di un parapendio, una cenetta nei rifugi in quota, oppure nei ristoranti o negli agriturismi della Valle può ingolosire con i piatti tipici della tradizione trentina – la polenta con i funghi, la spressa fusa, la selvaggina – e con altri sapori, forse meno noti.
Uno dei più antichi formaggi di montagna, fregiato di recente della Denominazione di origine protetta, la spressa è il frutto di un'arte casearia contadina. E' un formaggio sicuramente magro, perché il latte veniva smagrato il più possibile per ottenere il maggior quantitativo di burro. Al latte crudo del giorno precedente viene aggiunto quello della mungitura del mattino e messo in caldaia dove viene aggiunto il latteinnesto naturale e il caglio bovino. Il risultato è un formaggio a pasta semidura, la cui stagionatura minima è di 3 mesi, mangiato abbastanza giovane, dal sapore dolce che cambia e diventa più saporito con la stagionatura, con aromi tipici dei formaggi di montagna, che si sposa particolarmente bene con le specialità trentine.
Spressa delle Giudicarie DOP
Si tratta di un insaccato di puro maiale, ottenuto, esclusivamente, dalla polpa scelta di animali allevati in modo naturale, la cui carne viene macinata una sola volta, aromatizzata con aggiunta di sale fino, pepe nero macinato e aglio tritato. A fine lavorazione, il prodotto viene mantenuto, per una settimana, in un locale interrato, per l'asciugatura.
Di seguito si passa alla stagionatura che va dai 50 ai 75 giorni, ad una temperatura costante di 14 ° C, con un tasso di umidità dell'80%.
La coscia posteriore del maiale viene arrotondata alla punta, rifilata e mondata, poi messa in una vasca in salamoia secca, costituita da sale, pepe e ginepro (tale composizione può variare con aggiunta di altre spezie a seconda di chi lo produce) e conservanti, per un periodo di almeno tre settimane, con continue massaggiature e rivoltamenti.
Terminata la salatura si procede all'affumicatura in apposito locale con specifica segatura e ginepro, dopodiché lo speck viene introdotto nei locali di stagionatura a una temperatura che per tutto l'anno deve rimanere costante tra i 10 e i 15°C. Il periodo di stagionatura varia a seconda del prodotto che si vuole ottenere e cioè: un periodo minimo di sei mesi per il prodotto stagionato; un periodo minimo di 3-4 mesi per quello semistagionato.
Dopo tali periodi di stagionatura lo Speck della Val Rendena è pronto per la commercializzazione.
Un salame unico in Italia che affonda le sue origini nella seconda metà dell'Ottocento, in un clima di povertà. Il salame nasceva allora dagli scarti della carne di maiale e da rape cotte, tritate. Queste venivano coltivate dopo la trebbiatura del grano e maturavano in autunno. Ecco perché la ciuìga veniva tradizionalmente prodotta e affumicata all'inizio dell'inverno. Da quel passato di austerità la ciuìga si è oggi riscattata egregiamente: prodotta ora con il 70% di carne suina scelta e solo il 30% di rape. Consumata preferibilmente cotta, è stata riconosciuta come alimento da salvaguardare e annoverata fra i presidi Slow Food.
L'autunno è la sua stagione, quando si uccide il maiale e quando nei campi maturano le rape. E' in questo periodo che i pochi, abili macellai del Banale sciorinano golose catene di ciuìghe, degnamente celebrate nella Sagra della Ciuìga (primi di novembre). Per l'occasione, l'antica frazione di Prusa, con le case tipiche sapientemente restaurate, apre i suoi vòlti, le sue corti e le sue cantine alle atmosfere di un tempo, alle melodie tradizionali dell'arco alpino e ai prodotti che caratterizzano quest'angolo di Trentino. I ristoranti locali propongono nei giorni della Sagra della Ciuìga sfiziosi abbinamenti gastronomici, mentre nei vòlti della frazione viene degustata insieme ad altri prodotti del Trentino.
La farina gialla di Storo è l'ingrediente fondamentale della “polenta carbonera”, fatta come usavano i carbonai con una lenta cottura aggiungendo alla fine burro, spressa, luganeghe... Simbolo della Valle del Chiese (che inizia pochi chilometri a sud della Val Rendena), questa farina si distingue per la varietà di “mais nostrano di Storo” da cui si ottiene. Le basse produzioni unitarie, la macinatura lenta, che avviene solo al raggiungimento della giusta essiccazione, i secchi venti di montagna ne conservano le peculiarità nutrizionali, l'aroma ed il sapore. Naturalmente il luogo ed il clima esaltano le qualità organolettiche dei chicchi, dal particolare colore rosso, in particolare profumo e sapore.
Susina di Dro
Quella di Dro è un ecotipo locale di susina. Piace praticamente a tutti per il suo sapore dolce e acidulo, sempre diverso. Un piacere che nasce nella zona di Dro e nella Valle dei Laghi, poco a nord di Riva del Garda. Un biotopo la cui sopravvivenza è stata messa a dura prova, ma che ancora ci propone le sue qualità nutrizionali. Infatti al colore violaceo ed alla polpa consistente si abbina un'elevata presenza di vitamine e di importanti elementi minerali come il potassio. Da più di cinquanta anni a Dro si producono anche le prugne secche, molto conosciute ed apprezzate da affezionati consumatori per il loro sapore dolce ma non stucchevole con leggero retrogusto.
Vino Nosiola
E' sulle colline che circondano il lago di Toblino, con il suo romantico castello, che nasce, da sempre “el nosiol”, la Nosiola. Questa è l'uva che da sempre ha accompagnato le vicende della Valle dei Laghi ed in particolare di Castel Toblino, al cui interno, mentre si intrecciavano le storie romantiche di cavalieri di altri tempi, veniva vinificata ed in parte veniva messa ad appassire per fare il vino santo. Il Nosiola, il vino, ha un profumo delicatamente fruttato, con un tenue sentore di nocciole, cui deve, probabilmente, il nome. Il sapore è secco e piacevolmente fresco.
Vino Santo Trentino DOC
Uva spargola, grappoli poco compatti vengono messi ad appassire su graticci, chiamati “arele”, fino alla Settimana Santa. Grazie all'”Ora” del Garda l'uva perde gran parte del suo peso , e viene poi aggredita dalla “Botrytis cinerea”, la muffa nobile., che accentua la disidratazione. Prodotto unicamente nella Valle dei Laghi, dopo la pigiatura rimane in piccole botti di rovere per svariati anni, ed è pronto ad offrire emozioni uniche per diversi lustri. Il Vin Santo Trentino DOC che si ottiene ha un colore giallo, con netti ricordi di frutta passita, confettura e un gusto rotondo, dolce e piacevole. Un vino che ha saputo sopravvivere, affascinare e conquistare per secoli e che ora è diventato anche Presidio Slow Food.
Patate delle Valli Giudicarie
Nei fertili campi del Lomaso, del Bleggio, come nel resto delle Giudicarie, è interrato un tesoro: le patate sane e gustose di montagna. A fronte di una produzione limitata in quantità, viene premiato il gusto, impiegando le tradizionali varietà rintracciabili tra questi monti più di un secolo fa. Conservate al naturale senza l'ausilio di trattamenti antigermoglianti, la patata ha la buccia compatta di colore intenso, non è sempre perfetta nella forma e si presenta ben matura con pasta solida, anche dopo diversi mesi di conservazione naturale. Ciò che la contraddistingue particolarmente è il sapore che risulta essere inconfondibilmente gradito e pieno, anche all'assaggio in assenza di ingredienti di condimento.
Noci del Bleggio
Oggetto del contendere nella guerra rustica del 1579 le noci del Bleggio, solitamente piccole e non belle a vedersi, colpiscono con il gusto deciso, poco malico, con note evidenti di dolcezza. Il guscio sottile è facile da rompere, e dall'insolita forma allungata, un gheriglio chiaro, facile da togliere. Raccolte manualmente dalla fine di settembre ed essiccate, come un tempo, su graticci nelle soffitte arieggiate delle case, la noce del Bleggio si ritrova anche nell'essenza del nocino, un digestivo di semplice preparazione fatto con le noci raccolte il giorno di S.Giovanni.
Maroni del Chiese
Pianta antica dai frutti molto ricercati cresce a Darzo nella Valle del Chiese. Il frutto, una castagna di colore marrone e media pezzatura, si caratterizza per una raggiatura a stella e costolature evidenti, molto saporito. Coltivato con metodi naturali, viene raccolto manualmente, in ottobre, quando i ricci cadono a terra.
Trota e salmerino
L'allevamento delle tipologie di questo pesce, trota iridea, trota fario e salmerino, vanta una tradizione secolare in Trentino e in particolare in Val Rendena e nelle valli limitrofe. Infatti richiede acque correnti, fresche e ossigenate, che certamente qui non scarseggiano. Le trote, allevate secondo le moderne tecniche e conformemente ad uno specifico disciplinare sulle caratteristiche delle acque, dell'alimentazione, vengono lavorate e conservate con l'attenzione artigianale di chi sa che nelle acque fresche si pesca un pesce più saporito.
Carne salada
Vera e propria specialità della Valle del Sarca, è il metodo di conservazione di tranci di carne di manzo in salamoia secondo i criteri in uso da secoli solo in questa zona. Una carne molto magra, ricavata dalla fesa, sottoposta a uno speciale processo che la rende particolarmente aromatica ed adatta ad essere consumata sia cruda, con un filo di olio extravergine del Garda, come carpaccio, che cotta alla brace, con contorno di fagioli.