“Il passaggio di sua Maestà per la Val Rendena fu un vero viaggio trionfale! Poche valli infatti possono contare tanti paesi sullo stradone come questa: e ogni paese fece del suo meglio per onorare l'imperatore. Suono di campane, sparo di mortaretti, imbandieramenti, applausi ed evviva che assordavano, continuavano da Villa fino a Pinzolo…” riportò “La Patria” del 5 luglio 1894. Francesco Giuseppe giunse a Pinzolo alle 14.30; ad attenderlo c’erano le autorità, ma soprattutto c’erano le autorità, ma soprattutto tanta, tantissima gente orgogliosa di incontrare l’imperatore che aveva lasciato i fasti di Vienna per scoprire in compagnia della bella Sissi i segreti della Val Rendena.
Già da allora questo angolo del Trentino Occidentale era noto per la dolcezza del fondovalle, ma anche per paesaggi più austeri. Le Dolomiti di Brenta, l’Adamello e la presanella, nascondono scenari unici, “degni di un re”: piccoli laghi, superbe cascate, boschi, ma anche creste rocciose affilate come coltelli e cime imbiancate da nevi perenni. Un mondo affascinante e vario, capace di solleticare la fantasia. Le antiche leggende della Val Rendena parlano di mostri nascosti nelle gelide acque di laghi remoti, d’inestimabili tesori custoditi da diavoli e streghe, del pane che non lievitò dopo l’uccisione del vescovo trentino Vigilio a Mortaso. All’ombra delle Dolomiti di Brenta storia e miti si mescolano, si confondono e ricompaiono, anche sulle facciate delle chiese affrescate dai “pittori itineranti” che frequentarono la Val Rendena e il Trentino dalla seconda metà del Quattrocento agli inizi del Cinquecento. Misterioso e affascinante, ad esempio, è l’affresco realizzato nel 1539 dal bergamasco Simone Baschenis, sulla chiesa di San Vigilio, raffigurante le allegorie della Danza Macabra. Dello stesso autore è anche quella che impreziosisce la facciata della chiesa di Santo Stefano, all’imbocco della Val di Genova su uno sperone roccioso. Il sacro edificio sarebbe sorto al posto di un maniero distrutto da Carlo Magno e dal suo esercito che, secondo la leggenda, sarebbe transitato in Rendena nell’IIX secolo.
La verde Val Rendena (foto Matteo Ciaghi)
Lasciata Tione, centro e punto d'incontro per tutti gli abitanti delle Valli Giudicarie, coi suoi bei negozi, gli uffici e le scuole, poco a settentrione, là dove il Rio Finale precipita nella Sarca, il paesaggio cambia quasi all'improvviso. E con il paesaggio la gente.
Incomincia qui la "val da la trisa": un'esplosione di verde nel cuore del parco Adamello - Brenta, privilegio che la gratifica di un patrimonio naturale, umano e culturale impagabile.
Costituita dal solco glaciale bagnato dalle acque del fiume Sarca nel suo corso superiore e delimitata a nord dal passo di Campo Carlo Magno, offre dentro il suo piccolo mondo una straordinaria varietà di ambienti, preziose specie di flora e fauna, rilevanti fenomeni naturali, oggetto di studio e di ammirazione. Alla maestosità dei ghiacciai delle "Grandi Alpi" si contrappongono le fantastiche suggestioni di torri e pinnacoli in dolomia; alle nudi pareti granitiche fanno da contraltare pendici prative e boscose, torrenti impetuosi con laghi e cascate.
Lunghe, stupende convalli - di San Valentino, di Borzago, di Genova, di Nambrone, di Nambino - si incuneano profondamente nel fianco dei monti che la chiudono a sera, mentre di fronte, a mattino, il versante cala ripido con brevissimi corsi d'acqua poco affidabili. Ne scaturisce un paesaggio alpino unico, che stacca di netto la Rendena dalle valli circostanti.
Lungo i suoi 30 chilometri si distendono numerosi centri abitati. Dodici sono i comuni: il centro maggiore è Pinzolo con le sue "perle" Madonna di Campiglio e Sant'Antonio di Mavignola, ma la sede storica della Pieve di Rendena è a Spiazzo.
Tanti paesi di montagna, alcuni appena sfiorati dal boom turistico, ognuno con le sue tradizioni e il suo patrimonio culturale, fatto di bande, cori di montagna, associazioni di volontariato, vigili del fuoco, sagre e feste di paese, che affascinano e incuriosiscono il turista più attento e sensibile.
La Val Rendena è famosa anche per i prodotti caseari, come la Spressa delle Giudicarie Dop, e gli insaccati. Ottimi sono la salamella, servita cruda o cotta, il salame all'aglio di Caderzone e la pancetta nostrana agliata, stagionata anche tre mesi.
Veduta delle Dolomiti di Brenta
Ingresso di Pinzolo dopo una fitta nevicata (foto Claudio Cominotti)